Storia archivistica
Nasce a Modena nel 1911 e nel 1925 si trasferisce a Parma, dove frequenta l’Istituto d’Arte. Le prime esperienze pittoriche significative, datano a partire dal 1938: ritratti, nature morte e soprattutto nudi. Del 1957 è un importante ciclo di paesaggi con soggetto il Po. La sua prima personale (1943) ha luogo a Firenze, presso la Galleria Fiore, su invito di O. Rosai. Nel 1940 prende parte alla Biennale di Venezia, cui presenzierà anche nel 1952, nel 1954 e nel 1956, anno in cui la giuria internazionale, presieduta da R. Longhi, gli conferirà il Premio Comune di Venezia per un disegnatore. Nello stesso anno viene premiato anche alla Quadriennale di Roma. Gli anni Sessanta lo vedono attivo soprattutto nel campo della grafica: sono di questi anni le sue celebri incisioni e litografie: Vanina Vanini (1961); Sonetti del Cavalcanti (1963); Canzoniere di Petrarca (1968), Decameron del Boccaccio, La Divina Commedia e la Venexiana (1968). La pittura, però, prende gradualmente il soppravvento, soprattutto i nudi in piedi o coricati, cui si aggiungono, alcuni ritratti. A partire dal 1964, ed anche in precedenza, la natura morta sostituisce gradualmente il nudo, per poi lasciare posto agli studi sul Cestino di Correggio. Dal 1964, inoltre, compaiono, fino al decennio successivo, le vedute dai tetti, del Duomo di Parma. Nel 1966 è nominato membro dell’ Accademia Clementina, nel 1968 dell’Accademia Nazionale di San Luca e nel 1970 dell’ Accademia delle Arti e del Disegno. Nel 1970, presso le Scuderie della Pilotta, viene inaugurata una sua antologica, a cura di R. Tassi, che verrà ospitata nel 1971 all’Accademia di Belle Arti di Carrara. In questi anni fa la sua comparsa il paesaggio con vedute notturne, talvolta con l’albero, oppure il cielo con le nubi, talvolta illuminato dalla luna, od un cielo alto sopra il Duomo, o che avvolge una spiaggia, o una notte che accarezza un nudo di donna disteso. Del 1972 sono gli studi su Leopardi e, a seguire, le contemplazioni delle spiagge della Versilia, i Campi di papaveri, le Aigues Mortes , le Lavande, I Paesaggi di collina e le Ginestre del Conero, produzione che arriva fino al 1982. Dal 1975, dopo la nascita della nipote Anna, riprende a fare i ritratti caratterizzati da un forte cromatismo. Nel 1980 con i Paesaggi bianchi, ispirati alle sinopie del Duomo di Pisa, inizia una riflessione, che si protrae per tutto il decennio successivo, sull’essenza del dipingere. A partire dal 1980 hanno luogo una serie di antologiche e tra il 1982 e il 1983, Mattioli dona con atto pubblico allo CSAC dell’Università di Parma un importante nucleo di suo opere.