Descrizione contenuto
Il fondo è composto da negativi prodotti dallo Studio Villani durante tutto l’arco della sua attività. Circa 24.000 negativi sono ritratti (fototessere, gruppi ecc..). Il resto riguarda lavori su committenza, le lastre sono contenute nelle scatole originali e ad ogni scatola corrisponde il lavoro svolto per un cliente. Nel 1980, in occasione della mostra organizzata dal CSAC, all'interno dell'atelier Villani venivano prodotte le stampe presenti nel fondo.
Storia archivistica
I primi contatti fra la l’Atelier Villani e l’Università di Parma, favoriti dal fotografo bolognese Nino Migliori, risalgono al 1975. L’accordo prevedeva la cessione gratuita dei negativi usciti dall’uso commerciale che, come accadeva in quegli anni a molti atelier, non potevano essere conservati per motivi di spazio ed erano dunque destinati alla distruzione. Il CSAC era l’unica istituzione italiana che raccogliesse sistematicamente materiali originali della comunicazione visiva, e dal 1979 si dotò –proprio in previsione dell’arrivo dell’Archivio Villani- di un ambiente climatizzato a temperatura e umidità costante, il primo in Italia concepito espressamente per beni fotografici. Nella sede bolognese restarono così i negativi commissionati da aziende in attività, le riproduzioni di opere d’arte, le foto di interesse locale, insomma quanto potesse mantenere un interesse economico. Ma tra i negativi rimasti orfani di committente vi erano quelli di Enti scomparsi, dalla GIL all’ONARMO, all’Opera Nazionale Balilla, o di ditte che avevano cambiato ragione sociale –come l’ILVA, che nel 1977 si era dissolta nell’Italsider- o le compagnie di navigazione, insomma un insieme di realtà che raccontavano la storia del Paese, immagini dalla qualità esecutiva straordinaria per la quale l’Atelier era rinomato: lastre in vetro da 18x24 cm, allestimenti e illuminazioni delle scene industriali senza badare a spese, documentazione analitica che spesso –ed era indicazione diretta di Vittorio Villani, il maggior protagonista della vicenda - andava molto oltre l’assolvimento degli obblighi commerciali. Anche i ritratti, da quelli più costruiti alle semplici fototessere, erano di una qualità che aveva pochi confronti e costituiscono una documentazione antropologica insostituibile. La ricchezza di contenuto dell’archivio, di interesse nazionale, non evitò comunque che molto del materiale, prima che iniziasse l’acquisizione da parte del CSAC (atti notarili 1977 e 1980), finisse disperso.
Condizioni che regolano l’accesso
I negativi sono esclusi dalla consultazione diretta per motivi di conservazione.